ZAFFIRO

Secondo solo al diamante per durezza, era usato dagli egizi

e dai romani nei lavori di incisione. Oggi è largamente impiegato in gioielleria.

Lo zaffiro è una varietà pregiata del corindone e si presenta in natura con belle sfumature che vanno dall’azzurro tenue al blu intenso. In una gemma perfettamente trasparente, il colore più pregiato è quello intermedio fra i due estremi. Spesso confuso con il lapislazzuli nel Medioevo, deriva il suo nome dal greco sappheiros, ‘pietra blu’, o dall’ebraico sappir, ‘la cosa più bella’. I romani lo chiamavano anche hyacinthus, paragonandone lo splendido colòre a quello del giacinto, come tramanda Plinio nel XXXVII libro della sua Naturalis Historia. Come tutte le gemme blu o incolori, rientra nelle ‘pietre d’aria’ che gli antichi consideravano direttamente legate al cielo. Era simbolo di giustizia divina, speranza, coraggio, fiducia e gioia di vivere. Nell’antica Grecia lo zaffiro era la pietra ritenuta più adatta per liberare i prigionieri dai ceppi, mentre in Oriente veniva comunemente usata come infallibile talismano contro le disgrazie.

Le caratteristiche

Dal punto di vista chimico, lo zaffiro è un sesquiossido di alluminio con piccole percentuali di ferro e di titanio in grado di sostituirsi all’alluminio (in assenza di questi due elementi si ha una pietra incolore detta impropriamente Ieucozaffiro). Cristallizza nel sistema trigonale. Allo stato grezzo può presentarsi con una tipica forma bipiramidale allungata con striature trasversali. Ha notevole lucentezza e peso specifico pari a 4. La particolare durezza, inferiore solo a quella del diamante, lo rende molto adatto a essere lavorato in gioielleria. Come per il rubino, anche per lo zaffiro è importante il pleocroismo, cioè la capacità di assorbire la luce in modo diverso in relazione alle direzioni di propagazione. Per questo motivo il colore che noi vediamo è una miscela tra un blu intenso e un blu tendente al verde. Molto spesso il colore si presenta zonato in modo caratteristico, mostrando bande più chiare e più scure che formano tra loro angoli di 1200; l’effetto generale può essere una figura esa­gonale completa, individuabile anche a occhio nudo. Tra le inclusioni tipiche visibili con la lente vi sono l’ossido di titanio, cristallizzato in aghetti di lunghezza variabile orientati tra loro a 600; cristalli di pirite, biotite, spinello e zircone, talvolta circondati dai caratteristici aloni dovuti alla lenta azione della radioattività sprigionata da tracce di uranio e tono presenti nel cristallo. Molto apprezzati sono gli zaffiri asteria, di colore grigio azzurro e mai traspa­renti; tagliati a cabochon, mostrano la bella stella luminosa a sei punte.

Zaffiro taglio ovale

Origine e giacimenti

Lo zaffiro si forma in rocce metamorfiche. Il tipo di giacimento più comune è quello secondario, costituito da ghiaie e sabbie alluvionali. Allo stato grezzo ha l’aspetto di ciottolo arrotondato, opaco, con forma a volte ‘a botticella’. I giacimenti più antichi sono quelli, molto produttivi ancora oggi, dell’isola di Sri Lanka. Altri giacimenti importanti si trovano in Birmania, nella regione di Mogok, (gli zaffiri di Mogok sono ritenuti i più pregiati dal punto di vista commerciale); altri si trovano in Thailandia, a Chantaburi, e in Cambogia, nella zona di Pailin. Ormai quasi impossibili da reperire sono gli zaffiri straordinari del Kashmir, di un bellissimo blu fiordaliso. Dall’Australia e in particolare dal Queensland provengono grandi quantità di zaffiro blu verdastro intenso. Zone recenti di estrazione sono lo stato americano del Montana e il Madagascar.

Il taglio

Il taglio più diffuso per lo zaffiro trasparente è quello faccettato ovale o rotondo, ma è facile trovare anche tagli a cuore, a baguette o a navette. Nel caso di gemme opache o traslucide, di colore comunque piacevole, si predilige il taglio curvo a cabochon, che è indispensabile nel caso degli zaffiri asteniati. Più raramente lo zaffiro viene impiegato nei lavori di incisione, utilizzando antiche tecniche già conosciu te dagli egizi e dai romani .

Le imitazioni

Oggi l’imitazione più comune è senza dubbio lo zaffiro sintetico ottenuto per fusione a fiamma e diffuso sul mercato fin dai primi anni del secolo. In gioielli antichi si possono trovare anche doppiette di granato e vetro blu, oppure paste vitree di colore molto simile a quello dello zaffiro. Solo tecnici esperti sono in grado di riconoscere questi materiali, in quanto il loro aspetto è spesso decisamente molto vicino a quello della gemma naturale. È opportuno fare attenzione alle imitazioni costituite da quarzi incolori trattati con coloranti di provenienza brasiliana, e agli zaffiri il cui ottimo aspetto è dovuto a sofisticati trattamenti di termodiffusione e non alla paziente opera della natura. Un’altra pietra che può es­sere confusa con lo zaffiro èla tanzanite, splendida gemma blu di origine africana.

Gemme celebri

Nei musei di tutto il mondo non è difficile trovare zaffiri di colore e dimensioni eccezionali, come lo Star of India, di 563 carati, conservato al Museo di Storia Naturale di New York, e lo Star ofA.sia, stellato, di 330 carati.Tra i numerosi altri andrebbero citati, ricordiamolo lo STAR OF ARTABAN,di 316 carati.E' da notare che moltissimi zaffiri di questo tipo provengono dai giacimenti dello SRI LANKA,ritenuto giustamente un vero e propio forziere naturale per la quantità e la qualità di gemme che fornisce.

Il famoso zaffiro stellato Star Of Asia di 330 carati

Carta d’identità dello zaffiro

(varietà di corindone)

Classe ossidi

Sistema cristallino trigonale

Formula chimica A1203 con Fe e Ti

Durezza 9

Densità 4

Staldatura assente o pseudosfaldatura

Frattura concoide

Colore blu

Colore della polvere bianco

Lucentezza vitrea subadamantina

Fluorescenza assente

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